Alla fine del VII secolo a.C., la valle del Secchia rappresentava una importante via per i commerci degli Etruschi, presenti nelle nostre zone fino all’arrivo dei Galli Boi nel IV secolo a.C. Diversi nomi, in particolare di corsi d’acqua, hanno una chiara origine gallica, per esempio: Dolo deriverebbe da Dolovius, dio gallico così come Lucenta, dal dio celtico Lucientius. Successivamente, ai Galli si sono sovrapposti i Liguri, la cui supremazia politica e militare finì con le battaglie sui monti Valestra e Bismantova, vinte dai Romani nel 176 a.C. La dominazione romana fu caratterizzata vaste opere di bonifica del territorio, che permisero la creazione di colonie stabili come Levizzano(fondo di Livicianus) o Toano(fondo di Tullis). L’assetto territoriale e giuridico fu messo a repentaglio dalle invasioni barbariche e solo dopo che Giustiniano, salito al trono del sopravvissuto Impero Romano d’Oriente, volle riconquistare i territori occidentali, si delineò una nuova organizzazione, con Ravenna, come “Capitale succursale”, che divenne sede dell’Esarcato nei cui territori furono comprese anche le nostre zone facenti parte del “Castrum Verabulum”, corrispondente circa alla media valle del Secchia ed alle valli del Dolo, del Dragone e del Tresinaro. Questa comunità di valle era suddivisa in “distretti” minori destinati a diventare successivamente “Pievi”. Nel 728 anche il nostro territorio si arrese ai Longobardi, dando inizio ad un irreversibile declino politico-militare da cui si salvarono gli ordinamenti giuridico-amministrativi e religioso; poco tempo dopo, nel 773, si verificò l’invasione dei Franchi i quali lasciarono una certa autonomia a queste zone, in cui, attorno al 950, si incominciò a sentire l’influenza dei Canossa che in breve tempo, con sapiente strategia, misero insieme numerose proprietà fondiarie dall’Appennino al Po’. Il 27 giugno 1094 il Vescovo di Reggio, Eriberto, consacrò la prima chiesa ai santi Ippolito, Cassiano e Floriano, martiri. Si tratta di una datazione sicura in quanto ricavata dalle iscrizioni incise sulla scatoletta di piombo ritrovata, nel 1957, durante i lavori di demolizione dell’altare maggiore della chiesa parrocchiale di San Cassiano, costruita al posto di quella, ormai cadente, del 1094 e consacrata il 25 ottobre 1615, mentre il campanile, ancora oggi esistente, fu terminato nel 1664. Dopo la morte di Matilde di Canossa(1115), gran parte del territorio di San Cassiano fu acquistato dalla famiglia dei “da Baiso”, vassalli dei Canossa, che la cedettero ai Fogliani divenuti incontrastati signori di queste terre dalla metà del 1200 e fino a quando, agli inizi del 1400, si inserirono nella montagna gli Estensi, dei cui domini il Comune di San Cassiano fece parte, sia pure fra alterne vicende, fino alla soppressione di tutte le strutture amministrative del sistema feudale, avvenuta con l’arrivo di Napoleone, nel 1796. Sull’esempio della Francia rivoluzionaria, il territorio della Repubblica Cispadana venne suddiviso in “Dipartimenti”, retti da un Prefetto, espressione di un governo locale che prevedeva la partecipazione alle cariche pubbliche di tutti i cittadini. Il Dipartimento che ci riguardava direttamente prese il nome di “Dipartimento del Crostolo” e venne suddiviso in 22 “Cantoni”: San Cassiano era in quello di Carpineti. Dopo diverse vicende amministrative, l’istituto comunale venne riaffermato nel 1859 e prese l’assetto che conosciamo ancora oggi con San Cassiano che entrava a far parte del Comune di Baiso.